Biografici e autobiografici, Ritratti

La storia di Zaìra.



La chiamerò Zaìra, perchè in realtà non conosco il suo vero nome, ma Zaìra mi evoca una figura di donna della mia infanzia che era vecchia, come questa Zaìra qui, ed io provavo rispetto per lei. La storia di oggi è ambientata nelle montagne intorno alla val Taleggio ed è una storia vera, ma sembra un po’ una fiaba o anche una di quelle storie che si leggono nelle “cronache curiose” dei quotidiani, quando i suddetti quotidiani si degnano di riferire qualcosa che sia di sapore meno amaro del solito. Zaìra ha abitato, da sola – mi dicono – un antico paese che si chiamava – e tuttora si chiama – Località “Il Fraggio“: un posto dove “se uno viene in questa valle e non va al Fraggio è come se non avesse visto niente.” come dice Paolo. Infatti, quando si arriva lassù, dopo un’ora di cammino tra prati e boschi, si respira subito un’aria incantata, non solo perchè intorno ci sono case semidiroccate avvolte da vegetazione sempre più alta e dove immagini che debba soggiornare il fantasma di rito, ma anche per la straordinaria quiete di quel luogo e per la bellezza dei dintorni: rimane in piedi la chiesa, del XIII secolo, che ti accoglie lì, nella radura vasta da cui si domina la valle; e rimangono in piedi due casette – delle tante sepolte dal verde – che sono state ristrutturate con coscienza.
Il giorno che sono approdata lì, in uno splendido agosto, c’erano persone sdraiate sul prato davanti alla Chiesa che mi spiegarono come il paese fosse così per un terremoto degli anni Cinquanta, e a causa di una frana che lo aveva poi distrutto; e, sì, c’erano anche stati dei morti e si dice che in una delle case si senta a volte la voce di una delle persone sepolte lì, da quel giorno. Strano, mi dico, non ho sentito parlare di questo fatto, anche relativamente recente, da Paolo e dai suoi (i padroni di casa dove abito) eppure, un fatto così si racconta, se è avvenuto! Al mio ritorno, quindi, racconto ad Angela mamma di Paolo di questa novità ed ella, sorpresa si gira al marito e gli chiede: “Ma te’, Carlo! ti sembra che ci sia stato un terremoto così e così? negli anni ’50”? “Ma no, ma no! – E poi addirittura, mi hanno detto del fantasma..” Rido, ridiamo.. Lo sapevo – dico – avevo pensato che si tratta della classica leggenda metropolitana, quelle cose che, passando di bocca in bocca, si trasformano e assumono, col tempo, il crisma della verità! “
-..E pensa però – racconta Angela – che ci ha abitato una vecchia, fino a pochi anni fa – Da sola? – -Sì, aveva più di novanta anni e non voleva venire via da lì: andava a fare legna e a prendere acqua al torrente e raccoglieva erbe. Un giorno, le assistenti sociali della USL di Zogno vennero a sapere di questo fatto, della donna che stava lì da sola, e dissero che non si poteva permettere che una donna di quella età abitasse lì da sola, senza assistenza! E protestarono col sindaco di Vedeseta che non aveva fatto niente fino a quel momento per farla ritirare, la donna.- Il sindaco disse che lei non ne voleva sapere proprio e che provassero, comunque, loro, se ci riuscivano a convincerla.- Così andarono. -Sai com’è, si presentarono come turiste, la presero un po’ alla larga. Poi ad un certo punto Zaìra ebbe dei sospetti e allora le cacciò via a sassate; gli corse dietro con la scopa! -Zaira così ha continuato a vivere lì da sola, ancora per anni ed una mattina poi, mentre tornava dall’avere preso acqua al torrente, cadde a terra e non si rialzò più: avrà avuto quasi cento anni.” Germana Pisa, 2007, 2008


Note storiche: “Il Fraggio” è ritenuto il primo insediamento abitativo della valle di Vedeseta, in Lombardia.

Graziella Zanarotti ha interpretato con le sue immagini pittoriche la Storia di Zaìra.

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