Biografici e autobiografici, Ritratti

Si chiamava Berry.

   

Era il 30 agosto dell’anno 2.000 quando Gea scriveva in bella copia questa cronaca che tale è giusto chiamare in quanto era intenzione di Gea di farla avere alla redazione del quotidiano più letto in quel della Riviera di Levante. Il manoscritto emerge dall’archivio e a Gea sembra veramente di rivivere quei giorni che furono caratterizzati da una grande passione e da una grande speranza: quella sulla sorte di Berry. Un cane molto triste e malandato (ma si tratta di uno stupendo esemplare di pastore belga) si aggira da un mese per Bellavista: ha negli occhi i segni di ripetute umiliazioni ed una grande tristezza. Vaga tra la stazione, via Mazzini, via della Libertà, via del Mare; a volte girando intorno all’isolato, segue una traccia per terra che però non porta a nulla. Finisce per sostare sul marciapiede adiacente una elegante palazzina di via Risorgimento; lì persone pietose avevano cominciato a lasciare una ciotola per lui e questo è durato fino a che non è comparso un cartellino che chiede di non lordare il marciapiede. Tuttavia il cane continua a tornare lì e lì passa anche quasi sempre la notte. Chi vuole aiutarlo sa dove portargli una polpetta e, subito dopo, pulire il marciapiede dalle briciole. La notte lo sentono piangere a lungo; da dove viene? Chi l’ha abbandonato? Qualche giorno fa è comparso un foglio sul muro presso il supermercato di piazza Libertà, un foglio nel quale si invita “la padrona che lo sta cercando” a farsi viva. Questo perché era circolata la voce che una signora avesse chiesto nei giorni scorsi, di un cane smarrito con le caratteristiche di Rex. In realtà così non è e sembra, il cane è stato probabilmente abbandonato da qualcuno che ha abitato per breve tempo nei dintorni, e poi se ne è andato. Berry (lo vogliamo chiamare così) è stato visto salire i gradini della palazzina e annu usare sotto la porta. Chi cerca? Forse è lì per amore di una cagnolina nascosta? E la notte, chi piange? Piange lei o il suo padrone che l’ha a bbandonato? Intorno al cartello sul muro del supermercato la gente fa capannello – Parla, poi vede Berry, scuote il capo e si interroga. Da dove viene, chi cerca? Su di lui già fioriscono leggende metropolitane. Si dice che sia sceso dai boschi di Santa Giustina dopo che è morto il compagno con cui vagava. Si dice sia stato abbandonato davanti a una pizzeria e sarebbe per questo che sosta spesso lì’ davanti. Non sappiamo. Ci sono persone che si prenderebbero cura di Berry, ma non è facile prenderlo: era già stato preso da un volontario ma è fuggito ed ora è diffidente. Angelo ha un luogo recintato nei boschi intorno a Bellavista, dove custodisce con attenzione e amore cani abbandonati. Angelo è conosciuto e spesso le autorità si sono rivolte a lui per risolvere il problema di qualche animale sperduto, abbandonato. Angelo un giorno cercò Berry e riuscì a portarlo  con sé alla radura nei boschi ma l’ansia e il dolore che albergano nel suo cuore gli impediscono di avere pace e gli danno la forza grande di saltare la siepe e fuggire. salta la siepe e fugge giù dalla montagna. Andare andare, cercare l’oggetto del suo amore, trovare pace. Dopo un breve soggiorno nel bosco con Angelo, dopo un po’ di tempo in cui non si vedeva più la mattina Berry alzare il muso triste dal giacilio sotto la finestra della palazzina e la gente tutta provava sollievo a non incontrare poi Berry che si trascina per le vie la lingua fuori il passo infinitamente stanco, ecco che lo rivediamo. Dovrebbe il servizio veterinario occuparsi di questo, poi si vedrebbe. Associazioni ecologiste interpellate da molte persone dicono essere il comune di Bellavista e la ASL, pur sollecitate, inadempienti Se così è questo non fa onore a Bellavista e scalfisce la sua buona e lunga fama di città sensibile e ospitale. Che fine ha fatto il progetto portato avanti assieme ad altri comuni della zona finalizzato alla creazione di un luogo di accoglienza per cani abbandonati? Certo, Berry il randagio e quelli come lui non è la prigione che cercano ma l’amore di un padrone e tuttavia! Anche con gli animali bisogna essere ospitali, signori amministratori!

Una villeggiante
Ho conosciuto una ragazza, vive in una grande villa qui a Bellavista. Dopo la pubblicazione della denuncia di Gea sul giornale lei, si chiama Roberta, mi vuole conoscere e presto mi dice che dopo aver letto la storia di Berry e poiché anche lei da tempo prova dispiacere nel vederlo vagare così e si sente impotente come tutti. Ecco, ha deciso assieme al suo fidanzato con cui convolerà presto a nozze, di prendersi cura di Berry! Lei vive in una grande casa con un grande parco e Berry starà bene! Gea è felice. La scelta di Roberta risolverà ogni problema, non occorrerà più che la ASL del capoluogo si occupi della cattura e del suo affidamento qualunque sia. Non poteva capitare nulla di più felice per Berry! O no? Passa qualche giorno e non vedo più Roberta, poi, vengo a sapere che si è tirata indietro. Gea era andata a parlare col medico della ASL e aveva trovato ascolto e promesse. Il caso è comparso sul giornale e tutti ne parlano. Angelo è intervenuto ma non è servito – Berry se ne va dalla mattina alla sera per le vie e i vicoli e le piazze. Ogni tanto scompare per qualche ora.  La sua vita è abitudinaria: in certe ore sosta accanto alla palazzina, in altre va verso la ferrovia, poi la notte sosta sotto la finestra della palazzina.
E’ arrivato settembre, i villeggianti se ne sono andati ne rimane solo qualcuno, il paese sembra deserto e Berry si aggira sempre ma non riceve più tante carezze e tanti bocconcini. Un giorno non ho incontrato Berry a nessuna ora – Non ha sostato alla porta della pizzeria dove riceveva da bere, non ha girato tra la via e la piazza, non ha dormito sotto la finestra della palazzina. E’ una giornata piovosa di fine estate quando un giorno interrogo uno del paese, dopo una settimana, dieci giorni forse in cui non si vede più Berry e lui mi dice di avere saputo che un giorno sono venuti due giovani e hanno fatto salire Berry nel bagagliaio della loro auto. E io ho pensato quel giorno che non avrei avuto il diritto di immischiarmi nella vita di Berry e che in altra occasione avrei lasciato che un qualunque altro come lui vivesse la sua vita come voleva, e quello che Berry voleva era cercare l’oggetto del suo amore e non avrebbe avuto pace fino a che non lo avesse trovato e noi io per prima abbiamo interrotto la sua ricerca. Per un sacco di tempo non mi sono perdonata e forse non mi sono perdonata neppure adesso.

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