Ogni tot anni gli italiani hanno bisogno di un nuovo spettacolo: vanno matti per la rappresentazione dell’ insediamento di un nuovo sovrano: la scenografia, le parole solenni, la visione di personaggi composti, ossequiosi, che fanno pensare alla serietà con cui si accingono al loro impegno, li commuovono. Se il sovrano del momento è durato già un mese di più del precedente l’italiano comincia a sentire la noia. Non manca mai chi vivacizza lo spettacolo nell’ambiente che circonda il sovrano e questo per un po’ è funzionale a che la rappresentazione in corso continui con i medesimi attori; l’attenzione del popolo è tenuta desta e consente il plauso quanto i fischi. Tuttavia nelle rappresentazioni teatrali ci sono anche esempi sfortunati: cose come errori di battute del prim’attore o addirittura – se pur raramente – di amnesia della parte. Addirittura si arriva a sentire la voce del suggeritore. Si crea nella platea italica qualcosa di più forte dell’imbarazzo: è una specie di frenesia, la platea si infervora e si divide a gran velocità in opposte fazioni, creando involontariamente un “teatro nel teatro”. Questa situazione può volgersi a favore del primo attore cui si perdona la grave defaillance artistica; in caso contrario la sua carriera sarà stroncata vox populi. Mentre mi immergevo l’altro ieri in queste considerazioni con facilità perchè sono molto sensibile alle tematiche che il genio di Pirandello ci ha fatto conoscere, ecco che nell’arena italica accade il dramma, e una rappresentazione violenta che evoca nella mente le peggiori congiure del passato ci raggiunge. In men che non si dica morto un premier pare se ne faccia un altro in un susseguirsi di colpi di scena il cui esito si intuiva man mano che i minuti passavano. Presto un nuovo sovrano ci raccoglierà accanto allo schermo del televisore per recitare la sua fedeltà alla Repubblica. Gli altri attori saranno doverosamente compunti e ci sembrerà per un paio d’ore che quella nuova sia la meglio rappresentazione possibile.