Improvvisamente riprese vigore anzi possiamo dire che si svegliò da un sonno millenario la vecchia angoscia forse la più terribile di tutti : io non esisto; nel tentativo di tenerla a tacere pensò subito che doveva comunicarla assolutamente alla sola persona che avrebbe potuto capire la portata di questo pensiero (per altri solo una cosa ridicola); così penso a lei, all’amica di sempre, l’amica dell’infanzia, talmente diversa, e tuttavia uguale nella percezione delle cose più segrete. Ma questo gesto, cioè prendere in mano il telefono per comunicare la sensazione di non esistenza comportava una implicita ammissione a se stessi di esistenza e in quel momento nella forza della pulsione interiore prevaleva la prima a cui occorreva dare conto e ascolto almeno per un breve periodo: non troppo a lungo si capisce ma abbastanza; e fino a un attimo prima del vero panico quando si sarebbero potuti attivare altri pensieri ancora più pericolosi. Di solito un parziale argine al pensiero nefasto era costituito dall’ immergere le mani in azioni concretissime; si aggrappava allora Camilla a queste come ancore di salvezza. Tutto questo processo di sensazioni e di pensieri e di azioni avveniva di solito in poche manciate di minuti, poi qualcosa accadeva che riportava nei recessi della mente quel pensiero disturbante iniziale così pericoloso ed orribile. Per un po’ di tempo il demone interiore era ricacciato nel suo inferno. Improvvisamente di fronte ad uno degli attacchi più crudeli che lei ricordasse relativo alla non esistenza un pensiero le venne in soccorso, lei senti di esistere in quanto la persona alla quale aveva appena dato l’elemosina quotidiana aveva bisogno di lei, avrebbe avuto bisogno di lei anche il giorno dopo e certamente non era meno importante il fatto che in quel giorno in cui stava divincolandosi nelle spire di un pensiero ossessivo aveva fatto la spesa per preparare il pranzo nel corso del quale si sarebbe discusso una cosa importante e quella cosa importante riguardava l’esistenza di persone a lei care e la sua personale non esistenza non era contemplata . Poi, ecco che, mentre era ancora alle prese con la pressione esistenziale, un avvertimento violento, un capogiro ammonitore della fragilità nella quale ella si muoveva, la distolse dalla preoccupazione primigenia.