Mi ha sempre attratto l’esistenza del “pensiero fuggevole”, quello recondito, che si presenta alla mente per primo spesso; che esprime, di solito, una verità che ci tiene ad essere riconosciuta, che tuttavia nel suo fuggire veloce da un lato il proprietario che lo ospita non si affretta per niente a fermare; dall’altro, la fuga del pensiero recondito è già in corso – veloce, repentina, timoroso forse quell’ospite della mente di un esame troppo severo o approfondito.