Interviste

La manipolazione delle immagini nel fotogiornalismo.

Intervista a Marco Capovilla, docente di fotogiornalismo alla Universita IULM di Milano.

Nei giorni 20 e 21 settembre 2006 si è svolto a Rota Imagna (Bg) un seminario di studio dei giovani della Cisl, nel corso del quale il prof. Marco Capovilla, docente di fotogiornalismo alla Universita IULM di Milano, giornalista, fotografo, membro della Giunta nazionale di Megachip, ha tenuto una conferenza sul tema: -La manipolazione delle immagini: un secolo e mezzo di pratiche manipolatorie, nei regimi totalitari e nelle democrazie moderne-. Egli ha illustrato l’argomento con una ricca serie di documenti visivi, alcuni inediti, che hanno suscitato grande interesse. Dopo questo incontro, ho rivolto alcune domande a Marco Capovilla e nella conversazione che qui di seguito anticipiamo e che si legge integralmente come ‘documento allegato’,  abbiamo approfondito l’argomento trattato.

Marco Capovilla, di fronte ad un articolo di giornale, capita spesso che il nostro spirito critico si attivi, che della notizia mettiamo in discussione il contenuto, vuoi nella sostanza come nella esposizione o ci interroghiamo sulle fonti; o comunque è sulla parola scritta che si esercita la nostra attenzione. Oserei dire che è anche auspicabile ciò avvenga. Non accade la medesima cosa, al contrario, o perlomeno non con la stessa frequenza, con la fotografia – sia che essa corredi l’articolo, sia che si presenti in una copertina o che faccia parte di una rassegna, o che si tratti di documento storico o altro. Eppure, la fotografia è eloquente per sua natura… O, forse, è proprio per la sua innata -eloquenza- che ci trae in inganno, senza che ce ne accorgiamo?

R: Per risponderti faccio riferimento ai tempi in cui nacque la fotografia. La fotografia nasce in un’epoca – la prima meta’  dell’800 – in cui per la stessa filosofia positivista che in quell’epoca nasce e progressivamente si impone si tende a dare un valore probatorio all’immagine. In questo senso la fotografia nasce come rappresentazione automatica della realtà, come meccanica trasformazione dell’immagine del mondo esterno in immagine bidimensionale. Per questo antico retaggio, mentre da un lato chiunque sarebbe portato a mettere in dubbio la veridicità di un dipinto, di un acquerello, o comunque di un’opera fatta a mano, dall’altro lato nessuno si sognerebbe – parliamo della seconda metà dell’800 – di mettere in dubbio la veridicità di una foto. E questa eredità se teniamo conto di questa impostazione iniziale – arriva, pur con molti dubbi e incidenti di percorso, ai nostri giorni. Quindi, in questo senso, noi abbiamo una tendenza a riconoscere alla fotografia un valore di portatrice di verità.

Indichiamo un link al sito di fotografia & informazione che dedica alle foto libanesi citate nella intervista a Marco Capovilla un intero e lunghissimo speciale.

Intervista integrale sul sito Arianna Editrice.

Germana Pisa
16 Ottobre 2006

Una famosa foto che ritrae Stalin e famosi compagni – una tra quelle presentate nell’interno -; foto successivamente manipolata a più riprese.

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