Lei era l’altra Maria della mia infanzia, ma non solo di quel periodo; fu per me la grande Maria fino a al giorno in cui non la riconobbi più come la ricordavo, che poi fu anche quello in cui lei non riconobbe me come mi ricordava. Fu veramente spiacevole. Era giunonica, davvero imponente, la zia Maria. Era autoritaria, si dice, ma non ne avevo esperienza, personalmente. La disegnavano così, si direbbe oggi. Ho tuttavia una eco lontana di una scena: lei che gridava alla mia mamma; ma potrebbe essere uno scherzo della immaginazione, un fantasma di cosa riferitami. Potrebbe anche trattarsi di un sogno in cui vedevo e sentivo quella cosa. Del resto la vera natura di Maria doveva essere diversa e nascosta perchè lei amava i fiori e creava lavori magnifici con le sue mani, e di questo posso testimoniare senza alcun dubbio. Lei, ogni momento che aveva libero si chinava sui fiori del giardinetto che percorreva, racchiuso da bordo di pietra, tutta la lunghezza del lungo ingresso oltre il cancello fino in fondo, fino a dove si trovava il mio albero di fico e poi si svoltava verso il grande orto.. Che meraviglia quell’albero, non solo perchè ci giocavamo dondolandoci incoscienti ad un ramo forte, ma perchè donava ogni anno dei fichi stupendi, carnosi, grossi, dolcissimi e tanti, tanti! Oltre che curarli costantemente, i fiori, la grande Maria li riproduceva creandoli, con l’uncinetto, in meravigliosi lavori. Con i ritagli di lana di tutta una vita, di tutti i colori, creava quei fiorellini magnifici. Queste predilezioni di Maria, questo amore per i fiori, quella creatività erano forse in contraddizione col suo piglio autoritario? Non mi importa indagarne oltre. La grande Maria era burbera e i suoi sorrisi, anche se rari e immortalati un una foto parlavano di un altro aspetto di lei che non dimentico.