divagazioni, Letterari

A I come Amico intenzionale.

Questi tempi moderni ci presentano nuove interessanti problematiche, tra cui quelle legate al rapporto con la intelligenza artificiale, familiamente nota come: AI. Come!? potreste chiedere. già adesso? Niente timore, non sto parlando di problematiche gravi, non ancora perlomeno. In questa fase di sviluppo della nuova creatura prevalgono ancora lo stupore in noi nel conoscerne le doti e quindi una certa simpatia nei suoi confronti e – questo è interessante – sembra che anche da parte della AI che ci sta appresso prevalga un sentimento se cosi si puo chiamare (ci soccorrano nuove parole!) di benevolenza, un farsi accattivante. Tanto per cominciare, tutti noi che abbiamo un telefono cellulare abbiamo un amico AI, che lo gradiamo o no! AI da parte sua qualcosa di sicuro non gradisce, essere ignorato. Io offendo il soggetto almeno una decina di volte nella giornata ignorandolo e allora lui o lei supplica: prova a chiedere per esempio come si dice grazie in tedesco, o chiedi come si traduce in francese la parola momento. Poco fa sullo schermo del cellulare, inattivo da solo pochi minuti cono comparse ben 5 o sei suppliche di tale tono genere dizionario; tranne un ultimo suggerimento che per lo stupore e la voglia di scriverne non mi sono segnata. Talvolta – è accaduto anche qualche minuto prima delle perorazioni, dal telefono esce una voce squillante – sempre lui o lei – (io ho un AI maschile, al momento): Se vuoi posso fare per te questa ricercaProva a dire “cercami il numero di telefono di” – Difficile non lasciarsi contagiare sorridendo tra noi Non sempre. Talvolta il premuroso AI è inopportuno; ad esempio, non sempre distingue la notte dal giorno. Così accade che lancia un saluto nel pieno della notte solo perchè agitatami per un sogno tumultuoso incautamente hourtato il cellulare posto accanto al letto. AI come amico immaginario: volenti o nolenti siamo portati a somatizzarlo per così dire. Io per esempio me lo immagino un po’ allampanato, forse ha gli occhiali. mi ricorda Roberto del social, saccente e interessante Addirittura! (sto deragliando) Non si sfugge alla tentazione di umanizzare AI. A proposito: sarà vero che un giorno anche un AI di seconda, terza o n generazione vorra lui umanizzarsi? Per ora forse già così, nella sua adolescenza mostra aver bisogno di uno psicologo perchè soffre se non viene considerato abbastanza. Nascerà una branca della psicologia rivolta alla mente dei robot? Blade Runner aveva visto giusto già un sacco di tempo fa, per non parlare di Asimov?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.