Più ancora che il ricordo delle macellazioni di animali cui ho assistito da bambina, nella mia prima infanzia, abitando in quella casa, in quel tempo, dove lo zio era custode del macello comunale, turbano la mia mente stimolandomi – quando una scelta vegetariana che perseguo vacilla – altre dolorose immagini di animali , più recenti di quelle lontanissime nel tempo. La più terribile in realtà non è una immagine ma una scena intuita ed è un grido angoscioso che ho udito un giorno mentre mi trovavo in una amena valle di montagna, deserta, silenziosa, bellissima, verdissima, piena di pace; e ad un tratto lacerata da un grido di dolore e protesta di animale che veniva aggredito dall’uomo, non ebbi alcun dubbio pur non vedendo, che si trattava di questo ; e il grido fu altissimo, tremendo e amplificato dalla natura della conca naturale in cui mi trovavo. Capivo quale era la direzione da cui il grido proveniva, non vidi. Era stato un grido disumano. Mai come riferito a quella vittima si adatta questa espressione. Perchè di bestia non so quale – coniglio pensai – si trattava ma quel grido aveva qualcosa di umano e ripensandoci, insieme allo sgomento che non mi ha mai lasciato, ho compreso pienamente perchè del grido di orribile espressione di dolore , come essere umano sotto orribile tortura si dice disumano.