Erano pochi minuti prima della mezzanotte quando si era fatto buio intorno a me: avevo lasciato il luogo in cui mi trovavo, assieme ad altre persone, e improvvisamente mi ero ritrovato in un luogo sconosciuto e strano. più precisamente mi trovavo in viaggio, almeno quella era la sensazione che provavo assieme ad un malessere e ad un senso di attesa ansiosa, mentre percorrevo un territorio sconosciuto. Tuttavia, mi rendo conto adesso, alla distanza, che anche quella sensazione poteva essere illusoria, pur essendo probabilmente la metafora migliore perchè il mio corpo e la mia mente accettassero una situazione assai straordinaria che si stava creando . Non avevo avuto scelta circa l’affrontare quel viaggio; voglio dire, nessuno mi aveva avvertito, nè aveva chiesto il mio parere in merito a quella decisione di muovermi dal posto in cui mi ero trovata fino a – mi pareva mentre viaggiavo – qualche minuto prima. La cosa sconvolgente di quel procedere verso una meta sconosciuta era stata la progressiva cancellazione dalla memoria di fatti che pure sapevo essere avvanuti e di cui ero stato protagonista: fatti gravi, drammatici, dolorosi. La data la ricordo, tuttavia. In qualche modo per qualche motivo chi aveva deciso il mio trasferimento in quelli che in seguito si sarebbero rivelati un’altra epoca, un altro luogo, un’altra vita mi aveva lasciato questo ricordo parziale di me: di me come ero stato. E il paradosso straordinario si rivelava poi essere che nonostante a me fosse sembrato di avere viaggiato un’eternità, in realtà la data in cui cominciava di nuovo per me una vita era la medesima di quando era stato buio improvvisamente intorno e avevo cominciato a viaggiare: il 7 dicembre 1941.